Nel 2017 nasce Flonia, da un’idea della giovane imprenditrice Sara Florio. Flonia è un universo di artigianalità, bellezza e storie da raccontare. Un caso di successo che guarda alle radici del territorio vicentino e allo stesso tempo al futuro, con tanti sogni da realizzare. E tutto è reso possibile dal lavoro di squadra: “Dall’unione nascono le cose più belle e straordinarie – racconta Sara Florio – e così è anche per Flonia.”
Come nasce la tua passione per il mondo del gioiello?
Mi sono avvicinata a questo mondo casualmente. Venivo dal settore dell’abbigliamento, ma solo in seguito all’ennesima delusione lavorativa nel 2017, durante un periodo abbastanza buio, ho iniziato un percorso amatoriale all’interno del mondo della porcellana, con l’intento di produrre le mie bambole BJD (Ball Jointed Doll), ovvero bambole snodate da collezione realizzate in resina o porcellana. Dopo un primo periodo di sperimentazione, decisi di impiegare queste mie nuove competenze per provare a produrre delle opere d’arte molto più piccole e da portare con me ogni giorno. Da qui nasce il mio interesse verso il settore della gioielleria, nonostante continui a coltivare privatamente l’amore per l’oggetto “bambola”.
Qual è la filosofia di Flonia?
La missione di Flonia è quella di creare qualcosa che vada oltre il semplice gusto estetico, ma che abbia soprattutto una storia da raccontare. Mi piace pensare che i nostri gioielli possano essere l’inizio di una piacevole conversazione, di una riflessione più profonda sulle cose o l’inizio di una storia d’amore. Inoltre, utilizzando un materiale leggero e relativamente fragile come la porcellana, vogliamo spingere le persone a riscoprire il piacere che c’è dietro la cura delle proprie cose, a ricordargli di rallentare, di essere grati per quello che si possiede e che si decide consapevolmente di far entrare nella propria vita.
I tuoi gioielli sono interamente realizzati a mano. Quanto è importante per te il valore dell’artigianalità?
Per me è essenziale, trovo che l’artigianalità sia un vero e proprio processo meditativo, che dà come risultato finale un prodotto nato dall’insieme di menti, mani e creatività di tante persone diverse. Un artigiano è sicuramente una persona con delle capacità pratiche non comuni, ma non è necessariamente detto che da solo riesca a realizzare totalmente quello che vorrebbe, anche solo a comunicarlo. Dall’unione nascono le cose più belle e straordinarie, e così è anche per Flonia. Senza le persone che mi supportano nel pratico, ma anche emotivamente, questo progetto non esisterebbe.
In che modo Flonia coniuga il legame con le proprie radici e in particolare la tradizione vicentina con l’innovazione stilistica?
Flonia è strettamente legata al proprio territorio, motivo per cui abbiamo deciso di coniugare due arti che rendono la nostra città fonte di grande orgoglio: l’oreficeria di Vicenza e la ceramica/porcellana di Nove. In questi ultimi decenni, purtroppo, a causa dell’esportazione della produzione della manodopera all’estero, ma anche della poca innovazione del gusto, che è rimasto legato ai tempi d’oro, questo antico polo di artigiani si sta via via deteriorando, e le aziende rimaste si possono contare sulle dita di una mano. Questo è il motore che nel nostro piccolo ci spinge a voler provare a cambiare le cose, l’idea di riportare un po’ di aria fresca ed innovazione stilistica è fondamentale ed è anche una naturale evoluzione dei tempi. È solo grazie ai maestri che abbiamo incontrato nella nostra strada, se ora riusciamo a dare vita ai nostri prodotti i quali, fino ad un attimo fa, erano solo un’idea, una nebulosa.
C’è una collezione o un gioiello a cui sei particolarmente legata?
La “collezione” Tempo per me è stata il raggiungimento di un grande sogno nel cassetto. Desideravo fortemente arrivare a trattare la porcellana come una vera e propria “gemma” come viene fatto in gioielleria. Ad oggi per noi questo è il progetto più complesso ed impegnativo mai realizzato, per via della poca prevedibilità che la porcellana ha durante le cotture. Il suo calo finale non è mai preciso, mentre il castone che la andrà ad ospitare ha una misura sempre fissa. Grazie alla bravura ed alla continua collaborazione con gli orafi ed i modellatori, riusciamo a trovare sempre delle soluzioni che ci possano aiutare in questo nuovo modo di unire due materiali così diversi tra loro. Nonostante tutto però, resto ancora molto legata alle origini ed alla manina L’occhio che, oltre ad avere un forte significato globale, mi ricorda non solo una parte preziosa del corpo umano, ma anche le bambole che mi hanno portato a realizzare quello che oggi conoscete.
Che percorso immagini per Flonia nei prossimi anni? Qual è il tuo sogno nel cassetto?
Per il futuro di Flonia immagino un percorso con più vie. La speranza è quella di riuscire a creare quello che io definisco il “Flonia world” ovvero l’insieme di più espressioni artistiche che spaziano dall’arredo per la casa, all’abbigliamento, ai profumi e molto altro, tutti con un comune denominatore, ovvero la porcellana, ma anche lo stile ed i messaggi che Flonia vuole mettere a disposizione per gli altri. Nel cassetto invece conservo il desiderio di ricostruire il polo ceramico di Nove, insegnare il mestiere ai collaboratori, riaprire aziende fallite e continuare a tramandare quest’arte a tratti solitaria ma meravigliosa.