Marco Gerbella

Sono a Ravenna, la città dei mosaici bizantini. Il posto dove le spoglie di Dante Alighieri riposano, in quella grande bellezza che i Romani avevano scelto come sede imperiale nel 402.

Oggi incontro Marco Gerbella, gioielliere celebre per aver creato i pezzi di alta gioielleria più ricercati per le signore della città, ma non solo. Marco Gerbella negli anni è riuscito ad intercettare un trend, un bisogno silenzioso che in molti avevano espresso, ma che ancora non era stato compreso: il gioiello in oro, a partire da un filo, che trasmette un’emozione.
La storia di Marco Gerbella non è una storia qualunque, è la storia di un navigatore professionista che ha applicato le logiche del mare al suo modo di fare impresa ed essere leader. Arrivando, con più di quarant’anni di esperienza nel settore orafo, dal laboratorio ravennate a distribuire, in pochi anni, nelle più prestigiose gioiellerie di tutta Italia.
Citando Leonardo Da Vinci, l’eccellenza questa volta si spoglia del superfluo e diventa la più alta raffinatezza.

Come nasce la tua passione?
Innanzitutto io sono molto fortunato perché ho avuto in dono la curiosità e la passione. Non ho mai desiderato fare altro se non quello che ho sempre fatto e che faccio. La mia passione nasce da bambino quando a scuola, osservando i gioielli delle maestre, sognavo di poterli realizzare io, un giorno. Così ho iniziato a lavorare a 14 anni all’interno di una bottega orafa dove ho imparato le basi, tutto ciò che permette di piegare un filo, saldarlo, dare forma ad una lastra o ad un pezzetto d’oro. Crescendo in me si animavano passioni più grandi. Ho amato follemente l’alta gioielleria e i grandi maestri. Il mio laboratorio è pieno di libri a loro dedicati. L’obiettivo era quello di lavorare in un grande atelier e cosi è stato. Ho lavorato per aziende molto importanti come modellista, finché un giorno ho pensato che avrei potuto creare il mio laboratorio. Vista la mia passione verso il mare, a cui non potevo rinunciare, ho scelto Ravenna come mia città. È qui che è nato il laboratorio nel 1994. In questo laboratorio inizialmente realizzavamo gioielleria di fascia alta per i clienti privati. Poi nel 2007 abbiamo aperto una gioielleria in centro, perché il flusso del pubblico iniziava ad ostacolare la routine del laboratorio. Dentro quella gioielleria sono nate le sensazioni che nel 2014 ci hanno fatto intraprendere il percorso di “Piccole Gioie”. C’era un gap tra il gioielliere e un pubblico giovane di cui pochi si occupavano. Umilmente, abbiamo cercato una soluzione per rispondere a questo desiderio per la nostra città. Questa esperienza ci ha fatto capire che questo gap esisteva anche fuori dalla nostra città.

E così nasce “Piccole Gioie”, la linea di gioielli in oro realizzati con il Cuore. Un piccolo filo d’oro prezioso, che crea un’emozione.

Sì, l’idea di “Piccole Gioie” nasce senza un piano manageriale né un progetto, solo un sogno: alla base di tutto c’era semplicemente ciò che va nella direzione opposta al business. Dopo 40 anni di lavoro al banco, mi emozionava l’anello con il cuore realizzato attraverso un filo d’oro piuttosto che il grande gioiello, perché sentivo il bisogno di emozionare un pubblico che si faceva emozionare e che amavo, i giovani. Ancora oggi per me vale lo stesso.

Perché hai scelto i giovani come pubblico di riferimento?
Mi piacciono i giovani perché sono curiosi e capaci di emozionarsi. “Piccole Gioie” vuole trasmettere loro quell’emozione che cercano. Quando abbiamo iniziato a fare gioielli bellissimi per le signore della città, ho capito che stavamo trascuravamo un pubblico giovane, curioso e vivo, rispetto al quale l’abbigliamento aveva già capito l’esistenza di un desiderio diverso. La pressione del business a volte cerca di allontanarci dalle emozioni, ma invece occorre parlare la lingua di questi ragazzi, cercare di capire ciò che piace loro. C’è un forte bisogno di questa emozione. “Piccole Gioie” diventa così non solo la risposta alla ricerca di un’emozione, ma anche la risposta alla curiosità dei giovani. Il fine di “Piccole Gioie” infatti è anche quello di educare questo pubblico al bello. Una giovane ragazza che acquista un anello “Piccole Gioie”, svilupperà un gusto che forse un giorno la porterà anche a collezionare diamanti. “Piccole Gioie” diventa così un’iniziazione al mondo della gioielleria, per chi si emoziona.

L’emozione in atelier è evidente. Non a caso Marco Gerbella ha scelto come simbolo, il cuore. Perché?
Il cuore siamo noi. E’ prima di tutto una linea che esiste da sempre e che abbiamo reinterpretato dandogli una forma tutta nostra. Per me il cuore è un simbolo di generosità. Rappresenta, per me, anche un desiderio di emancipazione dalle cose lussuose. E’ più difficile trasmettere un’emozione con una piccola cosa, piccola ma preziosa. Per noi realizzare un cuore è un’emozione ogni volta, ed è quell’emozione che vogliamo trasmettere alle persone.

La grandezza di Marco Gerbella si esprime, per me, non soltanto per la sua personalissima visione di imprenditore, ma anche per il suo senso di riconoscenza e gratitudine verso le persone che lo hanno circondato e che lo circondano: le sue collaboratrici ed i suoi maestri. Quando chiedo alle collaboratrici di Marco cosa significa per loro lavorare in atelier, mi rispondono che si sentono orgogliosamente parte di una squadra, volta al lavoro e all’emozione.

Al lavoro passiamo il 70% della nostra vita – mi dice Marco –  non era pensabile per me affrontare il mare aperto senza un equipaggio di cui mi potevo fidare ciecamente e che condividesse con me l’idea di andare assieme verso l’altra sponda del mare. Alcune ragazze lavorano con me dall’inizio, altre si sono aggiunte al nostro equipaggio. Quando arrivano in atelier, sentono subito questa vena. Credo questo sia un grande valore, perché ci permette di lavorare non in modo semplice certo, ma in modo bello, volendoci bene. Tutto ciò che abbiamo fatto e che facciamo, non sarebbe possibile se non fossimo tutti assieme. Io produco idee, ma tutti gli altri mi vengono dietro e questa è la cosa più bella. Ci sono dieci ragazze nel mio team e mio fratello che mi ha sempre sostenuto. Ho un senso di riconoscenza che manifesto sempre verso di loro. Come in una barca a vela, anche in azienda, tutti i ruoli sono fondamentali. Io sto al timone perché so dove la barca deve andare, ma raggiungere l’obiettivo è possibile solo se ognuno contribuisce con il proprio ruolo.

Che ricordo hai dei tuoi Maestri?
Il ricordo di maggior valore sul mio primo Maestro, con cui ho lavorato per undici anni, è stato il giorno in cui mi ha detto che non potevo più lavorare con lui, che dovevo spiegare le vele e navigare più lontano. Si era reso conto che avevo qualità ed attitudini troppo alte per il suo piccolo laboratorio. E’ stato lui ad iniziarmi alle grandi aziende. Per questo, ancora oggi a distanza di anni, provo un senso di profonda gratitudine verso di lui. Ho un bel ricordo anche delle grandi aziende a Valenza dove ho lavorato e dove mi hanno lasciato lo spazio per esprimermi. Un altro ricordo va a Giuseppe Marotto. Ho lavorato nel suo atelier a Casale Monferrato dopo anni di esperienza nelle grandi aziende valenzane. Anche Giuseppe Marotto è stato un vero Maestro per me. Il suo atelier era un posto bellissimo. Era musicista, pittore, orafo, costruiva violini, amava la fotografia. Mi ha insegnato a ricercare sempre la bellezza. Da lui ho imparato che il laboratorio orafo doveva essere bello, doveva essere un vero atelier, ricco della tua storia e della storia dei tuoi gioielli. La bellezza è ciò che ci circonda e se non ci circondiamo di bellezza è impensabile creare cose belle. Oggi per me cercare la bellezza in tutto ciò che facciamo costituisce il motore.

Cosa rappresenta l’eccellenza per te?
L’eccellenza a volte viene confusa con il lusso, a volte le due cose coincidono, ma altre volte no. I gioielli lussuosi per esempio, spesso vengono prodotti in modo industriale. L’eccellenza invece è quello che noi facciamo ogni giorno, con dedizione e maestria, con le nostre mani, idee e tempo, dopo tanti anni di ricerca, studio e passione.

Marco, la tua storia costituisce un esempio per tanti giovani imprenditori. Tu hai avuto il coraggio di lanciarti in questo progetto imprenditoriale che ha avuto un grande successo.

Quali erano le tue paure?
La mia è una storia di lavoro e dedizione, come me ci sono forse più di migliaia di artigiani che sanno realizzare cose strepitose, a cui forse è mancata l’iniziativa per farle conoscere ai più. Io non mi sono lanciato, mi sono avventurato molto prudentemente in questo sogno, ero terrorizzato nonostante avessi un’esperienza decennale alle spalle. Ho sempre avuto paura, non ho mai smesso di averne, mi chiedo se avrò sempre buone idee, se sarò capace di fare quello che ho sempre fatto. Per me l’inquietudine e il caos sono una condizione ideale. Sono fondamentali. Mi permettono di chiedermi ogni giorno se quello che ho fatto è qualcosa che avrei potuto fare meglio. Ogni giorno.

Marco crea un cuore in oro a partire da un filo, con una maestria eccezionale. I movimenti delle sue mani durante il processo di creazione sono eleganti, puliti. Sono movimenti di un maestro. Senza avermi chiesto la misura delle dita, lo mette nel mio anulare destro, la misura è perfetta: “Questa è una Piccola Gioia per te”. Improvvisamente capisco e vivo quell’emozione di cui mi ha parlato. Questo anello resterà per me simbolo di quel sogno che ci spinge a ricercare la bellezza, ad inseguire le nostre idee senza la paura di appassionarci ed emozionarci ancora una volta.

Prima di ripartire chiedo a Marco che ruolo abbia avuto la passione nella sua storia. “La passione è il motore. E’ la passione che anima tutto ciò che faccio, senza la passione non si può sognare. Passione e sogni sono il motore per la creazione.”

Marco Gerbella mi ha trasmesso il vero senso della passione. Quella cosa che nasce dentro di te ma a cui non sai dare una risposta certa perché avere passione è amare qualcosa vedendola con gli occhi di un bambino, immaginando anche quello che gli altri non vedono, qualcosa che la tua sensibilità interiore ti porta a materializzare. Passione è trasformare il sogno in realtà, la bellezza in armonia e soprattutto dare se stessi, con quel senso di coinvolgimento totale, che ti porta a sentirti un tutt’uno con l’espressione della tua sensibilità e creatività: unica, illuminata sempre da un sottile filo d’oro.