Le Sibille

Le Sibille: Camilla Bronzini, Antonella Perugini e Francesca Neri Serneri

Sono appena arrivata a Roma. Da sempre ci descrivono Roma come una bella signora ormai in decadenza. Dove si trovano le opere più belle del mondo, ma dove niente funziona. Dove la Grande Bellezza è tra buche, mescolata a rifiuti, tra palazzi fatiscenti. La Roma dove le fermate della metropolitana sono sempre chiuse. Io oggi vi racconterò una Roma diversa. Una Roma che esiste, che lavora, che progetta, che innova, che conserva i valori del passato e li proietta nel futuro. Il taxi si ferma. Via Muzio Clementi 68 B. Sono arrivata da “Le Sibille”. Ad accogliermi ci sono Camilla, Francesca e Antonella, le fondatrici. E da qui, inizia il racconto della loro storia.

Le Sibille nascono nel 1990 dall’incontro di tre personalità uniche e complementari. Camilla è la concretezza, Antonella la riflessione, Francesca la creatività. Tre ingredienti rari, uniti da un sentire comune ed una forte passione per il gioiello. Entrano in contatto alla Scuola di Arte Ornamentale di Roma, dove, fin da subito, nasce l’alchimia. Queste tre donne meravigliose decidono di sfidare tutte le regole che la società impone: finisci gli studi, entri in azienda fino a che hai il posto fisso. No. Loro iniziano a sperimentare giorno e notte innumerevoli tecniche sul gioiello artigianale, con un’attenta ricerca dei materiali. Legni di noce, ciliegio ed ebano accostati all’oro. Elementi di lampadari in vetro di murano. Ceramiche, lava, cammei. Finché arrivano alla sperimentazione della pasta vitrea e del micro mosaico.

Basilica San Pietro, mosaici

In quegli anni, mi dicono, nessuno si era dedicato al micro mosaico, che non è soltanto una tecnica artigianale, ma è molto di più. Il micro mosaico rappresenta, in qualche modo, la preservazione della bellezza nel tempo. Proprio così. Nasce nel 1700 in Vaticano, nelle zone di Borgo Pio e dei borghi che a lui sono cresciuti intorno. In quegli anni, gli affreschi di San Pietro si stavano deteriorando a causa del tempo e del fumo nero delle torce che costituivano la fonte luminosa del tempo. A Borgo Pio c’era un piccolo artigiano, dimenticato nel rumore dei carri e dei cavalli, che lavorava le paste vitree nel silenzio della sua bottega.

Quel piccolo artigiano non sapeva che il suo ingegno sarebbe stato capace di salvare quegli affreschi, che furono ricoperti dal micro mosaico e che ancora oggi, noi, possiamo contemplare.

Francesca continua a raccontarmi la storia, con voce profonda e piena di passione. Alla fine del 1700 ed inizio 1800, mi dice, iniziarono ad aprire le prime botteghe che vendevano souvenir di Roma per i turisti che compivano viaggi come il Grand Tour. Apre la cassaforte e con fierezza mi mostra una collana in micro mosaico, un souvenir di Roma della fine del 1700. Chissà a chi era appartenuto.

Nell’ ‘800 il micro mosaico si sposta poi a Firenze fino ad arrivare a Venezia.

Eccellenza artigianale, processo per il riscaldamento della pasta vitrea, Le Sibille

Ma cos’è il micro mosaico? Il Mosaico Minuto è un virtuosismo romano. La pasta vitrea viene scaldata a temperature altissime e durante il suo riscaldamento il maestro mosaicista deve modellare il materiale per poter ottenere la consistenza, la forma ed il colore a lui congeniale.

Quando la pasta vitrea è modellabile, il maestro con una pinza ne tira una bacchetta sottilissima che si raffredda in un istante e spezzandola, continua il processo fino ad ottenere tante bacchette che, guardate verticalmente, hanno sezioni di colori e sfumature diverse.

Creazione del micro mosaico, Le Sibille

È Nicoletta, il maestro mosaicista per Le Sibille, a raccontarmi e mostrarmi di persona la tecnica. – “Capisci che, il micro mosaico” – mi dice – “non è un lavoro come un altro, è qualcosa che devi sentire dentro di te.” Spezza con la sua lama un millimetro di pasta vitrea e mi mostra come lo attacca ad un anello in micro mosaico rappresentante il Vesuvio in eruzione, talmente bello che sembra dipinto.

Eccellenza artigianale di Le Sibille

Il lavoro è raffinato, minuzioso. Le Sibille ed io siamo intorno a Nicoletta che ha bisogno di un pezzetto di pasta vitrea ancora più sottile. Accende una fiammella e compie lo stesso metodo di riscaldamento della pasta vitrea quando è grezza, ma questa volta riscalda una bacchetta, creandone un’altra ancora più sottile. “Mi serve il colore perfetto” – dice – “è una ricerca che va oltre il tempo. A volte lo si cerca per ore, per giorni. E’ qualcosa che diventa parte integrante del tuo essere.”

Le parole di Nicoletta mi colpiscono e mi fanno pensare che quando si persegue l’eccellenza, l’eccellenza stessa diventa un metodo di agire in tutto quello che facciamo.

Dalla bacchetta taglia una scaglia di 3 millimetri di altezza ed un millimetro di larghezza e attraverso un mastice speciale (la cui ricetta è segreta), composto solo di ingredienti naturali, lo affonda con cura al suo interno.

Eccellenza artigianale, realizzazione dell’anello Vesuvio, Le Sibille

Ci vorranno tante ore di lavoro e tanti giorni prima che quel pezzo sia finito. Il tempo fa parte della ricerca dell’eccellenza e dell’anima di questo oggetto.

Francesca, il genio creativo di Le Sibille, guarda Camilla ed Antonella e si fa portavoce della loro missione: “Proprio come nell’antro della Sibilla Cumana, mediatrice di Apollo, dove i generali romani andavano per ricevere oracoli e fortuna, noi siamo le mediatrici degli oracoli del nuovo concetto di gioiello. Il gioiello è il nostro modo di risvegliare le persone, comunicando ciò che c’è sempre stato e che abbiamo dimenticato. La bellezza è una trasformazione e, quando la si trova, capiamo che il paradiso è proprio il nostro presente.”

Non a caso la pasta vitrea è composta da quattro elementi: il sale, il fuoco, l’acqua e l’aria. Elementi che fanno parte dell’uomo, dai tempi più remoti e che assieme creano la base per la nascita della bellezza che stimola la nostra anima. Ogni gioiello diventa così il portavoce di innumerevoli storie che si intrecciano.

Le Sibille mi mostrano un anello in micro mosaico raffigurante la domus pompeiana. Il colore del rubino cabochon riprende il rosso pompeiano delle pareti interne della domus. Il micro mosaico è la veduta di un cortile romano dall’interno, dove, con centinaia di sfumature di micro mosaico, una fontanella è zampillante ed è simbolo di vita.

Un pendente in micro mosaico rappresenta due carpe, simbolo di infinito nella cultura orientale e disposte come lo Yin e lo Yang. Il pendente è stato arricchito con una perla naturale dei mari di Tahiti. Con la perla, Francesca mi racconta che le Sibille hanno voluto richiamare il mare, l’infinito e la perseveranza del mollusco che per giorni, a volte per mesi crea la perla. – “E’ così che continueremo a far parlare il cuore senza avere paura di ricercare sempre e più profondamente la bellezza e di trasmetterla alle persone attraverso i nostri gioielli.”

Guardo l’orologio, sono passate ore senza che me ne accorgessi, non ho mai guardato il mio cellulare. E’ tardi ed è tempo di ripartire. Le Sibille stanno realizzando gioielli che presto partiranno per il Giappone, la Cina, l’America e l’Europa. Guardo ancora una volta l’atelier per fermare l’immagine di queste donne forti, coraggiose, portavoce di quella bellezza di cui a volte dimentichiamo di essere tutti spettatori.

Le Sibille e Laura Inghirami