Gioielli Vittoriani

I più macabri e inaspettati

Fin dagli albori della storia dell’umanità, in ogni civiltà, i gioielli si sono sempre fatti portatori di numerosi significati e simbolismi, fluttuando in quello che Alba Cappellieri, Professore Ordinario presso il Politecnico di Milano e Direttrice del Museo del Gioiello di Vicenza, definisce “un intreccio luminoso e variegato di valori e significati” nel suo libro Il Gioiello Oggi, Arte Moda e Design. Da sempre, non è solamente il corpo ad essere coinvolto, bensì la sfera culturale, emozionale ed affettiva di chi indossa un gioiello. Ancor di più quando si tratta di un dono per una persona cara o di un ricordo di un legame intimo di amore o amicizia.

Occhio in miniatura, artista sconosciuto, inizio del XIX secolo, Inghilterra | © Victoria and Albert Museum, Londra

Il gioiello sentimentale ha da sempre ricoperto un ruolo centrale. Il primo che ricordiamo è sicuramente l’anello di fidanzamento, la promessa nuziale, simbolo di unione e, infine, di giuramento di amore eterno. Il valore affettivo di questi gioielli si tramanda di generazione in generazione. Di frequente, le fedi nuziali vengono donate ai figli e ai nipoti, in ricordo di un amore familiare senza fine, il cui frutto si perpetuerà nel tempo a venire. Nel corso della storia, i gioielli sono diventati custodie di messaggi destinati alla persona amata, e simbolo di profondo legame affettivo, mediante un immaginario simbolico composto da figure come mani che si tengono strette, colombe, cuori, cupidi, e altre immagini idilliache.

Ma il gioiello sentimentale, che ha trovato in Inghilterra, durante il regno della regina Vittoria, l’apice della sua diffusione e del suo splendore, è stato declinato in molteplici forme e materiali che non ci aspetteremmo affatto. Chi, al giorno d’oggi, considererebbe un gesto d’amore indossare i capelli di un caro defunto? Eppure, questo ornamento alquanto macabro e grottesco divenne di grande moda all’epoca. Tra i tanti sentimenti celebrati dal gioiello, infatti, vi è anche quello del lutto, e nonostante le sue origini siano più antiche, lo stile mourning si affermò con forza durante l’età vittoriana, in particolare in seguito al 1861, anno in cui morirono la madre della regina Vittoria e il marito Alberto. Da quel momento, la regina rimase in lutto per tutta la vita, ricordando il profondo legame di fedeltà con il principe consorte, e influenzando notevolmente la moda e lo stile dell’epoca.

Regina Vittoria in lutto, William Bambridge, 1862

I capelli non venivano solamente celati nei piccoli scomparti nascosti dei gioielli da lutto, ma venivano sfoggiati, e addirittura utilizzati come intreccio decorativo per bracciali, collane, orecchini, spille. Il desiderio di indossare un ricordo tangibile della persona cara defunta, in questo caso i capelli, era dettato dalla necessità di sentirla fisicamente vicina dopo il doloroso distacco. All’epoca la fotografia era ancora poco diffusa, e il gioiello da lutto rappresentava di conseguenza l’unico modo per annullare le distanze e ricordare l’immagine della persona amata, sia per gli uomini che per le donne. Se da un lato la sobrietà era la regola, dall’altro stravaganti e a tratti inquietanti gioielli si diffusero sempre più. Infatti, il colore dominante era il nero, e i materiali di solito erano piuttosto poveri, come il giaietto, per lasciare massima espressione al significato immateriale dell’oggetto. Tuttavia, allo stesso tempo, gli orafi si sbizzarrivano con immagini di vermi, urne e teschi, spesso accompagnati dalla scritta “Memento Mori” (“ricordati che devi morire”). Addirittura, furono utilizzati i denti dei defunti per la realizzazione di macabri gioielli. Ciò che per noi oggi sarebbe fonte di ribrezzo, al tempo aveva un fortissimo valore affettivo ed emozionale. L’anello col dente della persona perduta era quanto di più romantico si potesse pensare…al solo pensiero, oggi rabbrividiamo. In questo periodo sono inoltre ricorrenti i gioielli, in particolare anelli, in smalto nero dal gusto un po’ tetro, che riportano il nome del defunto, o le sue iniziali, o frasi d’amore a lui dedicate. Erano molto diffuse anche le miniature dei deceduti. Talvolta, soprattutto sulle spille, veniva rappresentato solo l’occhio, simbolo di vigilanza e protezione sulla vita dei cari.

Pendente con lavorazione a treccia realizzata con capelli, artista sconosciuto, Inghilterra | © Victoria and Albert Museum, Londra

In conclusione, in ogni epoca, il gioiello ha acquisito delle specificità e dei valori inconfondibili, che in alcuni casi si sono cristallizzati, diventando eterni, in altri casi sono andati perduti col tempo, rimanendo tuttavia un’affascinante fonte d’ispirazione ed oggetto di studio. È quest’ultimo il caso dei gioielli da lutto vittoriani: per noi oggi, sarebbe impensabile indossare tali ornamenti. Tuttavia, il tema del macabro, l’immaginario dei teschi, del “Memento Mori”, come esortazione a non dimenticare la fugacità della vita, dell’occhio che vigila sul presente e sul futuro, e persino dei denti, è ancora vivo nella gioielleria contemporanea. Volto a stupire e scandalizzare, in declinazioni sempre più fantasiose, il tema del tetro e del lugubre ha stravolto il suo riferimento, oggi non più quello del lutto. Rimane tuttavia estremamente affascinante lasciarsi ispirare dai limiti più estremi che la simbologia del gioiello ha raggiunto nel corso della storia. Una storia che ha accompagnato l’umanità fin dal principio e che non smetterà mai di meravigliarci.

Anello da lutto, artista sconosciuto, ca. 1860, Inghilterra | © Victoria and Albert Museum, Londra