Se le pietre potessero parlare, cosa ci racconterebbero? Sussurrerebbero segreti e storie antiche millenni. Le pietre sono nate ancora prima dell’uomo, e lo hanno accompagnato lungo tutta la sua storia osservando i grandi eventi storici e artistici che hanno segnato i secoli. Pensiamo per esempio alle pietre focaie utilizzate dall’uomo primitivo che gli permisero di accendere la prima scintilla e scoprire il fuoco.
Proprio per celebrare l’affascinante mondo delle pietre Van Cleef & Arpels ha sostenuto la realizzazione della mostra “Storie di Pietra” a cura di Jean de Loisy e Sam Stourdzé, aperta al pubblico presso Villa Medici – Accademia di Francia a Roma dal 13 ottobre 2023 al 14 gennaio 2024. Attraverso questo progetto la Maison ha dimostrato ancora una volta il suo forte legame con la cultura e il suo impegno in iniziative di mecenatismo che contribuiscono non solo a supportare l’arte ma anche ad un importantissimo arricchimento valoriale della nostra società.
La mostra costituisce un’esperienza unica alla scoperta del mondo delle pietre, raccontato attraverso circa 200 opere contemporanee ed antiche, dal più antico minerale terrestre risalente a 4,4 miliardi di anni fa fino all’ultimo minerale creato dall’artista contemporanea Agnieszka Kurant, la Sentimentite. La mostra comunica un profondo senso di rispetto verso l’elemento della pietra e i significati e simbolismi ad essa legati, oltre che un sentimento di riverenza verso questi oggetti così silenziosi, eppure così sapienti e capaci di generare un’empatia potentissima.
Emerge inoltre il valore della riconoscenza: la gratitudine alla bellezza, che è un’esigenza del cuore e pertanto va protetta e tutelata. Ne fornisce un esempio l’esposizione di alcune lettere scritte da persone da tutto il mondo al sito archeologico di Pompei, per scusarsi per avere portato via o ricevuto in dono pietre derivanti proprio da Pompei, e restituire queste pietre affinchè possano essere riportate nel luogo da cui erano state derubate. “Più di una volta mi è capitato di pensare che fosse opportuno guardare alle pietre come a una sorta di poesia”, queste le parole dello scrittore surrealista Roger Caillois, la cui prosa accompagna la mostra.
Tra i numerosi progetti culturali di Van Cleef & Arpels, emerge il forte legame con il mondo della danza, in particolare attraverso l’iniziativa di mecenatismo Dance Reflections by Van Cleef & Arpels, fondata sui valori di creazione, trasmissione e formazione, che dal 2020 “collabora con artisti e istituzioni per sostenere la creazione contemporanea e promuovere la presentazione di opere coreografiche a un pubblico sempre più ampio” e che è attualmente attiva in una dozzina di paesi in tutto il mondo. Proprio attraverso questa iniziativa la Maison ha sostenuto la produzione dell’opera Somnole di Boris Charmatz presentata al Teatro Argentina a Roma in corealizzazione con Romaeuropa Festival e Teatro di Roma. Boris Charmatz è un coreografo innovativo, dal 2022 direttore del Tanztheater Wuppertal Pina Bausch. L’assolo Somnole esplora il mondo del sogno, del ricordo e della dormiveglia, e al tempo stesso presenta una nuova idea musicale, che vede l’artista fischiettare durante tutta la performance.
“Mi piacerebbe fare un assolo così – dichiarava l’artista per raccontare la creatività dell’opera – ispirato da questi stati di latenza ed esplorare l’ibernazione e la sua fine, la risacca dei sogni ad occhi aperti e l’urto del risveglio, esplorare il desiderio di passività e muovermi nel sonno.” Certo, l’opera rappresenta un’arte disruptive, assolutamente originale e ricca di nuovi spunti, simboleggiando così l’attenzione all’innovazione di Van Cleef & Arpels, che attraverso la tradizione si proietta al futuro e ricerca l’unicità ed autenticità nei talenti che decide di supportare.
Boris Charmatz racconta che la sua visione artistica è sempre stata sostenuta dalla propria famiglia, per cui il valore della cultura è sempre stato fondamentale. Ed è proprio dalla sua infanzia che deriva la passione per l’elemento del fischio. Esso “attinge molto alla musica che veniva trasmessa alla radio quando ero bambino – dichiara – cioè soprattutto al sottofondo musicale della stazione radio France Musique.” E ancora: “il mio sogno è sempre stato quello di diventare il direttore di un’orchestra di fischi.” Possiamo affermare che il sogno si è realizzato: ad un certo punto, durante l’opera, l’artista dialoga con il pubblico direttamente attraverso i fischi, e invitandolo a partecipare dà vita ad un coro di fischi come in una vera orchestra sinfonica.
Grazie all’esperienza offerta da Van Cleef & Arpels abbiamo potuto visitare anche la mostra Van Cleef & Arpels and dance: a creative pas de deux aperta fino al 4 gennaio 2024 nella Boutique romana della Maison in Via dei Condotti, 15. Tutti i pezzi presentati appartengono alla collezione privata della Maison e ne raccontano la storia ed heritage culturale, con particolare riferimento al mondo della danza, da sempre molto caro a Van Cleef & Arpels.
E così, la mente viaggia nel passato, a quando già negli anni Venti Louis Arpels frequentava l’Opera di Parigi insieme al nipote Claude, osservando le ballerine che danzavano con leggiadria sul palco e traendo l’ispirazione per le bellissime creazioni oggi eterno simbolo della Maison. Nacquero così agli inizi degli anni Quaranta le prime spille ballerine della Maison. Ed è proprio di fronte alla vetrina di Van Cleef & Arpels che si affaccia sulla Fifth Avenue che George Balanchine, famoso coreografo co-fondatore del New York City Ballet, trovò l’ispirazione per il balletto Jewels del 1967. Dalla comune passione di Claude Arpels e Balanchine nacque il balletto che vede i ballerini vestiti come fossero delle pietre preziose, in particolare diamanti, smeraldi e rubini.
Così dal passato verso il futuro, il viaggio di eccellenza di Van Cleef & Arpels prosegue il suo cammino, e proietta la passione per l’arte e per il mondo della danza all’avvenire, attraverso il suo instancabile impegno nel sostegno del talento, della cultura e bellezza.